Ecco quali sono i problemi a cui va incontro una famiglia con un anziano disabile.

Bondenari e Ferrari Soluzioni assicurative

Nel caso in cui in famiglia ci sia un anziano non autosufficiente le soluzioni che si prospettano sono sostanzialmente tre:
– Assumere una badante
– Ricovero presso una RSA
– Prendersene cura in prima persona

Al di la degli aspetti effettivi che le diverse scelte comportano, ci sono anche degli aspetti economici su cui riflettere.
Ad esempio:
Per sette anziani su dieci la pensione non basta a pagare una badante e ad avere di che vivere.

Con la sola pensione, il 52,9% degli anziani può permettersi l’assistenza di un lavoratore domestico per appena cinque ore alla settimana.
Il 17,8% può pagare un aiuto per 25 ore (praticamente, una mezza giornata dal lunedì al venerdì) e appena il 9,5% può aspirare a una badante convivente.
Una RSA privata costa dai 2.000 euro al mese a salire.
Cifre sempre più importanti, che spesso diventano insostenibili.
Sono infatti ben 120.000 in Italia le persone non autosufficienti che hanno dovuto rinunciare alla badante per ragioni economiche.
Per non rinunciare all’aiuto per l’assistenza a un anziano non autosufficiente, le famiglie sostengono sacrifici molto pesanti(dati Censis 2015):
• 333.000 famiglie hanno utilizzato tutti i risparmi.
• 190.000 famiglie hanno dovuto vendere l’abitazione.
• 152.000 famiglie si sono indebitate per pagare l’assistenza.
• 918 mila le reti familiari i cui membri si sono tassati per pagare badante ed altre spese

Ecco perché si parla sempre di più della sofferenza dei “caregiver”.

Caregiver significa letteralmente “colui/colei che “fornisce cure”, accudisce cioè qualcuno che ha subito una diminuzione o perdita di autonomia per vari motivi
(demenza, disabilità, …).
Oltre al problema economico che abbiamo appena visto il caregiver va incontro ad un’altra serie di problemi:
Come emerge dalla maggior parte degli studi al riguardo, il caregiver sperimenta rabbia, stanchezza, senso di colpa (per il timore di non essere adeguato al compito),
o percepisce una propria supposta “inutilità”.
Dal punto di vista psicologico sono i sintomi depressivi e i problemi d’ansia il vissuto più diffuso nel caregiving (stress cronico).
La tensione del caregiver finisce per manifestarsi anche sul piano fisico.
E’ molto probabile che nei prossimi anni aumenteranno le famiglie con una situazione intermedia.
Si tratta di persone non abbastanza povere da essere prese in carico dal servizio pubblico, ma non abbastanza ricche da sostenere autonomamente i costi di un’assistenza privata.
E’ ipotizzabile che, essendo una sorta di “terra di nessuno” e dovendo quindi ingegnarsi in proprio, queste famiglie forse si rivolgeranno al mercato nero oppure, al contrario, si rassegneranno a non poter rispondere alle necessita di assistenza in modo adeguato, con tutte le possibili conseguenze del caso.

La soluzione a questi problemi esiste ma va programmata per tempo.

Se vuoi sapere come fare clicca qui.

Nel caso in cui in famiglia ci sia un anziano non autosufficiente le soluzioni che si prospettano sono sostanzialmente tre:
– Assumere una badante
– Ricovero presso una RSA
– Prendersene cura in prima persona

Al di la degli aspetti effettivi che le diverse scelte comportano, ci sono anche degli aspetti economici su cui riflettere.
Ad esempio:
Per sette anziani su dieci la pensione non basta a pagare una badante e ad avere di che vivere.

Con la sola pensione, il 52,9% degli anziani può permettersi l’assistenza di un lavoratore domestico per appena cinque ore alla settimana.
Il 17,8% può pagare un aiuto per 25 ore (praticamente, una mezza giornata dal lunedì al venerdì) e appena il 9,5% può aspirare a una badante convivente.
Una RSA privata costa dai 2.000 euro al mese a salire.
Cifre sempre più importanti, che spesso diventano insostenibili.
Sono infatti ben 120.000 in Italia le persone non autosufficienti che hanno dovuto rinunciare alla badante per ragioni economiche.
Per non rinunciare all’aiuto per l’assistenza a un anziano non autosufficiente, le famiglie sostengono sacrifici molto pesanti(dati Censis 2015):
• 333.000 famiglie hanno utilizzato tutti i risparmi.
• 190.000 famiglie hanno dovuto vendere l’abitazione.
• 152.000 famiglie si sono indebitate per pagare l’assistenza.
• 918 mila le reti familiari i cui membri si sono tassati per pagare badante ed altre spese

Ecco perché si parla sempre di più della sofferenza dei “caregiver”.

Caregiver significa letteralmente “colui/colei che “fornisce cure”, accudisce cioè qualcuno che ha subito una diminuzione o perdita di autonomia per vari motivi
(demenza, disabilità, …).
Oltre al problema economico che abbiamo appena visto il caregiver va incontro ad un’altra serie di problemi:
Come emerge dalla maggior parte degli studi al riguardo, il caregiver sperimenta rabbia, stanchezza, senso di colpa (per il timore di non essere adeguato al compito),
o percepisce una propria supposta “inutilità”.
Dal punto di vista psicologico sono i sintomi depressivi e i problemi d’ansia il vissuto più diffuso nel caregiving (stress cronico).
La tensione del caregiver finisce per manifestarsi anche sul piano fisico.
E’ molto probabile che nei prossimi anni aumenteranno le famiglie con una situazione intermedia.
Si tratta di persone non abbastanza povere da essere prese in carico dal servizio pubblico, ma non abbastanza ricche da sostenere autonomamente i costi di un’assistenza privata.
E’ ipotizzabile che, essendo una sorta di “terra di nessuno” e dovendo quindi ingegnarsi in proprio, queste famiglie forse si rivolgeranno al mercato nero oppure, al contrario, si rassegneranno a non poter rispondere alle necessita di assistenza in modo adeguato, con tutte le possibili conseguenze del caso.

La soluzione a questi problemi esiste ma va programmata per tempo.

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